La vitamina D è una sostanza essenziale per il nostro organismo: fra i suoi compiti principali vi è quello di mantenere nella norma i livelli di fosforo e calcio, favorendo l’assorbimento di quest’ultimo e contribuendo in tal modo a mantenere le ossa forti. Il calcio assunto con la dieta viene assorbito a livello intestinale, passa nel sangue e raggiunge tutte le parti dell’organismo.

La vitamina D è importante per l’assorbimento del calcio: se presente in quantità ottimali infatti, può aumentarne l’assorbimento fino al 30%.

La principale sorgente naturale di vitamina D è costituita dalla produzione endgena del colecalciferolo (vit D3) a livello della pelle, partendo dal colesterolo, attraverso una reazione chimica che dipende dall’esposizione alla luce solare (in particolare dall’irradiazione UVB). Tuttavia, il colecalciferolo e l’ergocalciferolo possono essere anche assunti con la dieta e gli integratori, ma solo pochi alimenti possono essere considerati buone fonti di vitamina D (soprattutto pesce, fegato e tuorlo d’uovo; secondariamente, anche certi funghi).

Diamo un’occhiata più nel dettaglio:

  • Negli alimenti: troviamo questa sostanza in alcuni pesci (per esempio salmone, aringa e sgombro), burro, uova, fegato e alcuni tipi di formaggi grassi.
  • Dal sole: Se esposta ai raggi del sole la nostra pelle è stimolata a produrre naturalmente vitamina D. L’esposizione di mani, braccia, viso e gambe per 10-15 minuti al giorno è sufficiente a raggiungere il normale fabbisogno di questa vitamina: è importante però che l’esposizione al sole sia diretta, infatti i raggi UV vengono bloccati, ad esempio, da vetri e filtri solari.

(Negli anziani e durante la stagione invernale quando l’esposizione solare diminuisce la produzione di vitamina D è talvolta limitata e quindi probabilmente insufficiente a raggiungere i livelli raccomandati. In questi casi può essere necessaria una sua integrazione)

Sia la vitamina D introdotta con gli alimenti, sia quella prodotta nella pelle, sono biologicamente non attive e richiedono necessariamente l’intervento di un enzima proteico capace di idrossilarle convertendole nella forma biologicamente attiva. Ciò avviene nel fegato e nei reni. Poiché la vitamina D può essere sintetizzata in quantità adeguate dalla maggior parte dei mammiferi sufficientemente esposti alla luce solare, non andrebbe considerata un fattore dietetico essenziale – quindi non dovrebbe nemmeno essere considerata una vitamina. Ha piuttosto le caratteristiche di un pro-ormone, attivabile nell’ormone calcitriolo, che produce i suoi effetti interagendo con un recettore nucleare situato in più cellule di tessuti differenti.

Uno dei ruoli più importanti della vitamina D è il mantenimento dell’equilibrio del calcio scheletrico, promuovendo l’assorbimento del calcio nell’intestino, il riassorbimento osseo aumentando il numero di osteoclasti, mantenendo i livelli di calcio e fosfato per la formazione dell’osso e consentendo il corretto funzionamento dell’ormone paratiroideo per mantenere i livelli sierici del calcio. La carenza di vitamina D può determinare una minore densità minerale ossea e un aumento del rischio di riduzione della denstà ossea (osteoporosi) o frattura ossea, perché la mancanza di vitamina D altera il metabolismo minerale nell’organismo. Pertanto, la vitamina D risulta anche fondamentale per il rimodellamento osseo attraverso il suo ruolo di potente stimolatore del riassorbimento.

Il VDR regola anche la proliferazione e la differenziazione cellulare. La vitamina D interagisce anche con il sistema immunitario e le VDR sono espresse in diversi tipi di globuli bianchi, compresi i monociti e le cellule T e B attivate. In vitro, la vitamina D aumenta l’espressione del gene della tirosina idrossilasi nelle cellule midollari surrenali e influenza la sintesi di fattori neurotrofici, ossido nitrico sintasi e glutatione.

ASSORBIMENTO E FABBISOGNO DI VITAMNINA D

Il calciferolo viene assorbito a livello intestinale con le stesse modalità dei lipidi: entra quindi a far parte delle micelle (che si formano per combinazione dei sali biliari con i prodotti derivanti dall’idrolisi dei lipidi), è assorbito per diffusione passiva negli enterociti e successivamente incorporato nei chilomicroni e trasportato in circolo attraverso i vasi linfatici mesenterici. A differenza delle altre vitamine liposolubili il calciferolo non viene immagazzinato nel fegato. La quantità di calciferolo proveniente dagli alimenti è tuttavia molto bassa e la maggior parte di vitamina D viene sintetizzata a livello cutaneo per azione della luce ultravioletta.

In condizioni normali l’esposizione alla luce solare è sufficiente per soddisfare i bisogni di calciferolo dell’organismo. Tuttavia, soprattutto per sicurezza, in Italia si consigliano i seguenti livelli di assunzione:

lattantil 10÷25 µg

bambini 1÷3 anni 10 µg

bambini 4÷10 anni 0÷10 µg

ragazze e ragazzi 11÷17 anni 0÷15 µg

adulti 0÷10 µg

anziani 10 µg

gestante 10 µg; nutrice 10 µg.

Nota:

  • 1 UI = 0,025 µg di calciferolo
  • 1 µg di calciferolo = 40 UI di vitamina D.

CARENZA DI VITAMINA D

Una dieta carente di vitamina D in combinazione con un’esposizione solare inadeguata provoca osteomalacia nell’adulto e rachitismo nel bambino, che consistono nella rarefazione del tessuto osseo. Nel mondo occidentale, queste condizioni sono oggi molto rare. Tuttavia, per la popolazione anziana la carenza di vitamina D è diventata un problema mondiale e, nei paesi meno sviluppati, rimane comune nei bambini e negli adulti. Il basso contenuto di calcifediolo (25-idrossi-vitamina D) deriva soprattutto da una scarsa esposizione solare. La deficienza comporta una ridotta mineralizzazione ossea e danni allo scheletro che portano alle suddette malattie. Avere una carenza di vitamina D può ridurre l’assorbimento intestinale del calcio fino a captarne solo il 15%. Quando non è carente, un individuo assorbe solitamente tra il 60-80% del calcio alimentare.

SEGNI DI UNA CARENZA DI VITAMINA D

I segni precoci di carenza di calciferolo sono:

  • riduzione sierica di calcio e fosforo
  • iperparatiroidismo secodario e aumento della fosfatasi alcalina nel siero.

Segni più tardivi sono:

  • inadeguata mineralizzazione dello scheletro (rachitismo nei bambini, osteomalacia negli adulti)
  • debolezza muscolaredolori addominali.

Il rachitismo compare nei bambini tra i 4 e i 24 mesi di età e consiste fondamentalmente in una inadeguata mineralizzazione dell’osso in crescita, che comporta deformazioni dello scheletro.

Nei primi mesi di vita la sintomatologia riguarda essenzialmente il cranio con:

  • rammollimento nelle regioni occipitali, temporali e parietali
  • ritardo nella chiusura della fontanella anteriore (diventa patologico dopo il quindicesimo mese di vita)
  • rosario rachitico (tra il sesto e il dodicesimo mese) ipertrofia delle giunzioni condro-costali
  • ipertrofia delle cartilagini (nei bambini più grandi) con nodosità specialmente ai polsi e alle caviglia
  • incurvamento delle ossa lunghe degli arti inferiori e ginocchio valgo.

L’osteomalacia si manifesta negli adulti con:

  • debolezza muscolare
  • dolori a livello del tratto dorso-lombare della colonna vertebrale, della cintura pelvica e delle cosce
  • andatura insicura e fragilità ossea, specialmente della spina dorsale, spalle, costole e bacino
  • densità ossea estremamente bassa e presenza di pseudo-fratture, specialmente alla spina dorsale, femore ed omero (rilevabili all’esame radiografico)
  • aumentato rischio di fratture soprattutto al bacino e ai polsi.

(Per ogni eventuale dubbio è consigliabile rivolgersi al proprio medico di fiducia)