La fame emotiva chiamata anche fame emozionale o fame nervosa, è chiamata così perché a differenza della fame fisica, non è scatenata dal nostro corpo, ma dalla nostra mente.

In altre parole, quando viviamo una situazione particolare di ansia o stress, la nostra mente brama qualcosa per calmare quel sentimento negativo, il nostro cervello ci avverte dicendoci che siamo affamati ma, in realtà, fisicamente non abbiamo bisogno di mangiare. È una sensazione simile a quella che sentiamo quando iniziamo una dieta: ci sembra di essere affamati tutto il giorno perché il regime imposto dal medico ci limita. E desideriamo solo ciò che non possiamo mangiare.

La fame emotiva può essere scatenata da una o più emozioni. Essa può protrarsi per un periodo di tempo di lunghezza variabile, da alcuni minuti, ad alcune ore, dopo l’insorgere dello stato emozionale. Può suscitare la voglia di un cibo specifico, di un alimento di una determinata categoria, oppure il desiderio generico dell’atto di cibarsi in sé.

FAME SI, MA SOLO DI ZUCCHERI E GRASSI

La fame emotiva quasi sempre, è percepita come un impulso per lo più “urgente”, improvviso a consumare alimenti dolci o fortemente calorici – i cosidetti comfort foods – indipendentemente dal proprio fisiologico stato di fame o sazietà.

Spesso ci rifugiamo nei cibi consolatori impulsivamente, senza riflettere su quali stress emotivimuovano la nostra voglia di mangiare e mangiando con gran voracità o in modo quasi “automatico”. Senza rendercene conto, infatti, scopriamo di aver finito tutto il pacco di biscotti come se in quei momenti perdessimo il controllo di noi stessi e fosse “qualcos’altro” a indurci a mangiare.

Il problema principale è che,  spesso, rimaniamo del tutto inconsapevoli di quali siano i motivi che ci spingono a mangiare. Ecco perché è fondamentale imparare a fermarsi un attimo prima e portare tutta la propria consapevolezza sull’impulso che percepiamo e a cui siamo abituati a rispondere in maniera “automatica”.

NON CEDERE ALLE EMOZIONI

Per evitare di essere sopraffatto dalle tue emozioni che potrebbero influenzare il tuo comportamento alimentare, puoi seguire questi suggerimenti.

  • Identifica le tue emozioni. Bisogna essere in grado di sentire veramente le emozioni e accettarle. Chiediti cosa provi veramente in quel momento e, per esempio, scrivilo su un foglio se hai bisogno di liberartene.
  • Regola le tue emozioni. Chiediti cosa puoi fare in modo da sentirti meglio, qualcosa che possa abbassare il tuo livello di tristezza e nervosismo. Dai vita alle tue idee mettendole in pratica!
  • Non cercare di combattere le tue emozioni. Come molte cose nella vita, se le respingiamo non fanno che peggiorare. Lascia che le tue emozioni vengano da te, accettale così come sono. Le emozioni non sono segni di debolezza, quindi non devi seppellirle. Al contrario, accettandole imparerai a gestirle. 
  • Non sentirti in colpa: quando ci sentiamo in colpa, impediamo a noi stessi di tranquillizzarci. Spesso siamo il nostro più grande nemico, e non è necessario infliggerci questa punizione. Al contrario, abbi compassione di te stesso, questo limiterà comportamenti alimentari impulsivi.
  • Esegui un rituale: un rituale può essere semplice come accendere una candela, cantare una canzone, recitare una preghiera o tenere un diario per svuotare le tue emozioni sulla carta.
  • Diventa spettatore della tua fame emotiva : qui ci viene in aiuto la Mindfulness che  integrata con la psicologia cognitivo-comportamentale ha dato luogo a varie tecniche tutte finalizzate ad aiutare le persone a portare consapevolezza sul momento presente, sui propri stati emotivi e sulle proprie modalità di pensiero.

Si tratta di un’operazione affatto banale che richiede di compiere un “salto di livello” decisamente inconsueto se si è abituati a re-agire agli impulsi con comportamenti irriflessivi, come il mangiare nel caso della fame emotiva.

Immaginate degli attori sul palcoscenico di un teatro: sono calati “dentro” la scena, ne fanno parte e non possono far altro che comportarsi secondo il “copione” che già conoscono.

Ma immaginate di non essere su quel palcoscenico ma seduti tra il pubblico: il vostro punto di vista sarà molto differente. Non essendo totalmente immedesimati in ciò che accade potrete fare una serie di considerazioni su come la scena si sta svolgendo, chiedervi che altri sviluppi potrebbe avere la vicenda…

In altre parole: se osservate la scena “da fuori” potrete accedere ad una posizione più riflessiva e sentirvi liberi di ragionare su quanto si sta recitando: forse quello non è l’unico copione che può essere messo sulla scena.

Fermarsi un attimo prima quando si avverte un impulso a mangiare significa un po’ questo: lasciare il palcoscenico e andarsi a sedere dalla parte del pubblico cercando di ragionare sulla rappresentazione che sta per andare in scena.

Rachele!